Un altro modo per dire coscienza è relazione

Ogni volta che si innesca una relazione nel nostro sguardo spunta l’opera della coscienza, tuttavia la coscienza emerge, ogni volta, in presenza di una relazione. Dire che sia l’una, la relazione, o l’altra, la coscienza, ad “arrivare” per prima è tanto complesso quanto probabilmente inutile, o per meglio dire, inefficace. È infatti in questa concatenazione, che non mostra né inizio né fine ma solo il continuo, che si perpetra il nesso fondamentale alla base della ricerca di ogni sapere e verità.

Affinché la relazione possa innescarsi e la coscienza possa altrettanto operare si predispone una condizione preliminare caratterizzata dalla realtà che ci costituisce come individui e che si fa contenuto all’interno dello sguardo, e che a sua volta tale contenuto di realtà, possa vedere, nel senso di osservare, la realtà stessa. Questo contenuto è da intendersi in senso semantico, che poi possa esprimersi attraverso significati compiuti o meno.

Senza sguardo non vi sarebbe sponda per la relazione né tanto meno la coscienza avrebbe motivo di emergere; si potrebbe mai dire, infatti, che la realtà conosce la realtà? Almeno che, nei termini in cui ogni cosa che ci costituisce sia realtà, attraverso la coscienza questa compia la visione del suo sguardo in ogni soggettività, condizione questa, che sembrerebbe imprescindibile per coscienza e sguardo. Altresì se la relazione fosse effettivamente l’elemento costituente della realtà fisica, né coglieremmo il nesso. […]